In data 28/11/2012 vengono rilasciate le seguenti dichiarazioni dal neopresidente della Regione Sicilia Crocetta:
«Ho trovato la mafia dentro la macchina regionale» (VideoRepubblica, lasiciliaweb.it)
Il Governatore della Sicilia ha ammesso che nei primi giorni di lavoro in Regione ha capito che «dentro la pubblica amministrazione c’è un sistema d’affari che ha come collante e mediatore Cosa Nostra».
Abbiamo letto tali dichiarazioni con l’attenzione che meritano.
È palese che l’Amministrazione della Regione abbia grandi lacune funzionali. Tali lacune sono determinate dal sovrapporsi e dal sommarsi negli anni di responsabilità diffuse e tutti ci auspichiamo che vengano risolte e rimosse nel più breve tempo possibile.
Nessuno, soprattutto per le ombre che hanno gravato per anni sui vertici politici della Regione, può ragionevolmente escludere che qualcuno, anche investito di importanti responsabilità amministrative, non sia portatore di interessi vicini alla criminalità organizzata; per questo il M5S concorda sulla necessità di alzare il livello di guardia e di essere sempre scrupolosamente ligi ai dettati normativi, specialmente di fronte all’incarico avuto dalla collettività di amministrare la cosa pubblica.
Le dichiarazioni relative alla presenza di atteggiamenti o persone di parvenza mafiosa negli uffici della Regione, così per come appaiono sulla stampa, meritano comunque una breve riflessione.
Anzitutto dobbiamo dire che il loro carattere generico e alquanto “fumoso” ci induce a sospettare che si tratti soltanto di un espediente per aumentare l’audience presso i media di massa, più che di un tentativo per segnalare il problema.
La Regione negli anni ha visto più politici inquisiti – e talvolta condannati – che funzionari; se si considera che i dipendenti sono più di quindicimila ed i politici poche decine, arriviamo facilmente a intuire da dove potrebbero maggiormente derivare le infiltrazioni mafiose in Regione.
Dopo che Crocetta ha sottolineato che «dentro la pubblica amministrazione c’è un sistema d’affari che ha come collante e mediatore Cosa Nostra», in aggiunta alla semplice denuncia ci aspettiamo, da parte del neopresidente, atti concreti volti a scardinare tale sistema affaristico.
La nostra critica, speriamo costruttiva, parte dal voler scongiurare il pericolo che dopo che la mafia ha prosperato per decenni dietro la cortina dell’indifferenza della politica e delle classi dirigenti che ne hanno misconosciuto l’esistenza, oggi riesca a trovare il proprio salvacondotto grazie ad un inutile profluvio di discorsi formali e di commemorazioni o, peggio, di dichiarazioni scriteriate ad uso dei lettori di titoli di giornale.
Francesco Campanella